Saleggi di Isolino
Datazione
1890-1895Categoria
DipintoMateriale / Tecnica
Olio su tavolaDimensioni
40 x 29.5 cmCollezione
Museo d'arte della Svizzera italiana, Lugano. Deposito della Fondazione Gottfried Keller, Ufficio federale della cultura, BernaNumero d’inventario
MCA1987/0139Filippo Franzoni nasce a Locarno. Si forma all’Accademia di belle arti di Brera, a Milano, dove studia sotto la direzione di Giuseppe Bertini. Qui frequenta gli ambienti vicini alla Scapigliatura lombarda. Dai primi anni novanta si avvicina alla nascente realtà artistica svizzera, tessendo rapporti con i principali esponenti dell’arte moderna del paese, in primis con Ferdinand Hodler, che gli fa visita a Locarno nel 1893, anno che segna anche il suo definitivo rientro in Ticino. I soggetti dei suoi dipinti sono soprattutto paesaggi di Locarno e d’intorni. All’impostazione lineare e al gusto per il dettaglio naturalista, tipici della pittura di paesaggio lombarda, si alterna un gesto pittorico più libero ed espressivo dai colori brillanti stesi in campiture più astratte, a testimonianza della sua apertura alle novità artistiche europee e alle ricerche condotte Oltralpe.
Uno dei soggetti prediletti da Franzoni sono i Saleggi di Isolino a Locarno, qui colti in una fredda giornata d’inverno. L’aspetto desolato della natura è accentuato dalla presenza di un boschetto di alberi spogli. Il silenzio e l’immobilità che avvolgono il paesaggio sono interrotti unicamente dal moto dall’acqua spumeggiante del fiume Maggia che si riversa nel Lago Maggiore. Le rive del lago tracciano nella composizione una marcata doppia diagonale.
Si tratta di uno dei paesaggi più sorprendenti per il grado di sintesi formale e per la semplificazione della paletta cromatica, paragonabile solo al Ritratto della madre (1891, Collezione della Città di Locarno).
Nel 1894, in occasione della sua partecipazione all’Esposizione Nazionale Svizzera di Belle Arti di Berna, il critico d’arte Josef Viktor Widmann scriveva sul quotidiano «Der Bund»:
«Trova poca comprensione il paesaggio invernale [...] di Filippo Franzoni, poiché qui da noi ci si aspetta colori brillanti dai paesaggi al sud delle Alpi. In questo caso, il pittore, vero e inesorabile, non ha fatto la minima concessione a questa aspettativa. La sua opera sembra essere stata dipinta con appena tre colori,
prevale una tonalità di grigio e ogni fascino accattivante è stato volutamente evitato con una severità e un’asprezza tale da allontanare gli spettatori, i quali non si prendono la briga di esaminare il quadro più da vicino. Ma per chi la briga se la prende e mantiene anche la giusta distanza dal dipinto, il paesaggio acquista immediatamente pregio. In particolare, è reso bene lo spumeggiare delle acque della Maggia che sfociano nel lago; non di meno, il quadro rimane una scena invernale grigia e gelida. Ma vuole forse essere qualcosa d’altro? Franzoni sembra essere uno di quegli artisti che, soprattutto per la propria coscienza artistica, devono vivere e dipingere incuranti del giudizio del pubblico».